“Può il mito di Prometeo essere una metafora dell’intelligenza artificiale?”

Pensiamoci. Al mito di Prometeo, già tra le storie importanti dell’antica Grecia, è meglio prestare attenzione. 

Una strada, quella delle connessioni, arti e crescita del pensiero, aperta circa un mese fa dal settimanale The Economist. “Are the myths of Pandora a parable for AI?” il titolo dell’articolo scritto a San Francisco.

Famoso per aver rubato il fuoco a Zeus per darlo agli umani, Prometeo diventa presto il dio del progresso. 

Il fuoco nella mitologia rappresentava le più preziose virtù umane. Serviva per indurire utensili in ceramica, forgiare armi da guerra e strumenti di lavoro. Un collegamento tra gli dei e gli esseri umani attraverso i rituali.

Dal corso del tempo le varie interpretazioni sul mito. 

Tra le ombre, la visione pessimistica di Esiodo, che descriveva Prometeo come la causa dei mali del mondo peccando di tracotanza (in greco ὕβρις).  Il progresso è sinonimo del declino dell’essere umano.

Tra le luci, la visione di Eschilo, nella quale il dio appare come benefattore dell’umanità. 

Gli esseri umani  godono del fuoco e dei più svariati benefici. Prometeo è descritto come il fondatore della civiltà che ha dato la tecnica di tutte le arti, la conoscenza dell’agricoltura. Persino la scrittura e la matematica.

Dal mito di Prometeo alla storia contemporanea

L’intelligenza artificiale nasce invece a partire dagli anni 1950 grazie al matematico Alan Turing, che ingloba per primo una forma di intelligenza ai computer. 

L’applicazione dell’intelligenza artificiale rappresenta un’opportunità. Tanti i punti di vista.

Può offrire percorsi di vendita ottimizzati, migliorare la manutenzione dei macchinari e dei servizi al cliente, aumentare la produzione, la qualità, il risparmio di energia. 

Anche molte ombre. La forte preoccupazione relativa agli impatti ambientali, al futuro dell’occupazione,  alla tutela della democrazia. 

La verità è nel mezzo, si dice. Un vecchio detto popolare.

 Anche la nascita di Internet negli anni 90 sembrava spaventosa, ma alla fine oggi risulta quasi impossibile pensare una vita senza connessioni digitali. 

La storia si ripete, dal fuoco si salta alla tecnologia, dall’informatica nascono Internet  e intelligenza artificiale generativa. 

“Questi nuovi strumenti hanno bisogno di essere regolamentati”. Questa la motivazione e gli obiettivi della politica delle istituzioni europee.

 “Promuovere un uso dell’IA consapevole e affidabile nel pieno rispetto dei diritti umani e dei valori democratici” il claim della UE. 

“A tal proposito, a seguito di una complessa negoziazione, gli ambasciatori dei 27 paesi dell’Unione Europea (Coreper) hanno votato all’unanimità, lo scorso 2 febbraio 2024, l’ultimo testo (in bozza) dell’AI Act, approvando l’accordo politico che era stato raggiunto a dicembre” dichiara il Parlamento Europeo con nota ufficiale.

Sul testo del regolamento, quasi tutti d’accordo,  il cantiere è aperto.

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