Il dibattito sull’impatto della crisi demografica nel mondo del lavoro si arricchisce di un ulteriore spunto. Da una settimana è arrivata in Grecia una normativa che permette ad alcune attività di lavorare sei giorni a settimana, e a sentire il Governo greco, la misura serve proprio per combattere la scarsità di personale disponibile.
Con questa norma le aziende industriali che lavorano con turni sulle 24 ore e 7 giorni a settimana, potranno chiedere, in determinate circostanze, un allungamento del periodo di lavoro a 6 giorni a settimana.
Secondo il Ministro del Lavoro greco Niki Kerameus la nuova normativa permetterà alle aziende di far fronte alle richieste urgenti che non possono essere soddisfatte, data la scarsità di manodopera presente.
Questa normativa introdotta dal legislatore greco va in controtendenza con le numerose sperimentazioni di riduzione dell’orario lavorativo, in corso nei paesi dell’Unione europea e nel Nord America.
La crisi demografica in Grecia
Il contesto in cui si è innestata questa norma, però, racconta di un paese che è stato colpito da una grave crisi economica, che ha portato molti giovani a cercare fortuna all’estero. Questa fuga di giovani ha portato ad acuirsi del problema demografico che anche il paese ellenico sta vivendo.
La cura per uscire da una situazione economica non facile scelta dal Legislatore ellenico appare un suicidio: come potrà questo paese essere attrattivo per i giovani greci che lavorano all’estero, se le condizioni di lavoro peggiorano rispetto a quelle negli altri paesi dell’Ue?
Grecia tra lavoro e produttività
Il contesto economico greco è caratterizzato già da orari di lavoro maggiori rispetto ad altri paesi. La Grecia, infatti, è uno dei paesi Ue con la media dell’orario di lavoro settimanale tra le più alte (39,8). Questo maggior impegno lavorativo, però corrisponde a una bassa produttività. Come riportano le statistiche OCSE, la produttività per ora di lavoro della Grecia nel 2022 è stata del 20% inferiore rispetto alla media dei paesi della Eu.
Anche se il Governo greco minimizza l’impatto della norma sui lavoratori, secondo l’Istituto di ricerca del sindacato dei lavoratori privati greco, come riporta un interessante articolo del New York Times, “quasi un adulto greco su cinque era a rischio di povertà l’anno scorso”; tale situazione secondo il sindacato rende i lavoratori maggiormente deboli, anche nel rifiutare il ricorso a prestazioni lavorative maggiori.
Bassa produttività, retribuzioni non adeguate, rischio povertà: una miscela esplosiva! E si sa, gli esplosivi vanno maneggiati con cura, non con soluzioni buone a finire sulle pagine dei più importanti giornali al mondo. Soluzioni che sembrano destinate ad acuire il problema non a risolvere una situazione complessa.
Nonostante questa legislazione, non credo che i dati economici della Grecia nel prossimo futuro ne potranno essere sostanzialmente influenzati. Le ricerche più recenti, infatti, dimostrano che il ricorso a un maggior orario di lavoro ha molti effetti negativi, anche sulla produttività dei lavoratori. Come per altri paesi occidentali, conto di più sulla crescita delle soluzioni di intelligenza artificiale, che se ben utilizzate sono portatrici di benessere sia a livello di produttività che di impiego del capitale umano.
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