Il “Desktop dining” segna la fine della pausa pranzo

La pausa pranzo a lavoro esiste fin dalla rivoluzione industriale. Già a partire dai primi anni dell’Ottocento veniva concessa agli operai nelle fabbriche la possibilità di dedicare una specifica parte della giornata lavorativa alla pausa pranzo, che consentiva loro di riposarsi, consumare il proprio pasto e prepararsi ad affrontare il resto della giornata.

La pausa pranzo era vista come un’esigenza psicofisica legata allo svolgimento di lavori pressoché manuali e pesanti che richiedevano grandi quantità di energia.

A ciò si aggiungeva anche la scarsità di strumenti di automazione in grado di agevolare lo sforzo umano.

Mangiare durante la pausa pranzo rappresentava il gesto più semplice in assoluto, in grado di concedere quel frammento di libertà e di emancipazione dalla fatica del lavoro.

L’evoluzione della pausa pranzo a lavoro

Dal pasto consumato dagli operai all’interno di luoghi chiusi e scomodi, si è passati a spazi aperti e confortevoli come le mense aziendali, in cui poter condividere il proprio senso di appartenenza ad un gruppo senza distinzioni legate alla qualifica o all’inquadramento.

Tuttavia, con l’avvento del XX secolo e di un’economia strutturalmente complessa, il lavoro ha assunto una forma di gran lunga più statica – si veda l’utilizzo dei computer per gran parte della giornata lavorativa – e il pranzo è diventato meno essenziale e perlopiù facoltativo.

Come riporta un articolo del The Guardian, si ha sempre più l’impressione che la pausa pranzo stia morendo, complice la pigrizia o più semplicemente il desiderio di essere più produttivi durante l’ora dedicata al riposo.

La pausa pranzo sembra non rappresentare più lo stesso standard di un tempo, ma finisce per accostarsi ad una mera questione di produttività.

“Desktop dining”: di cosa si tratta?

Oggi questo fenomeno prende il nome di “desktop dining” ovvero la tendenza di un gran numero di lavoratori di pranzare abitualmente davanti alla propria scrivania, con il volto illuminato da uno schermo e con in mano un pasto pronto che non richiede troppo impegno.

Ma la pausa pranzo non comprende soltanto il tempo dedicato al cibo, è molto di più.

Può trasformarsi in un momento culturale e di socialità tra colleghi che spinge le persone a prendersi un momento per sé e per gli altri, per comunicare o semplicemente per spostarsi in un’altra stanza.

D’altronde, seppur possa sembrare logica la scelta di saltare la pausa pranzo per portare a termine un lavoro lasciato in sospeso, è probabile che gli effetti negativi che tale scelta comporta siano piuttosto devastanti per il raggiungimento del benessere e del proprio rendimento.

Per tale ragione, in controtendenza con il fenomeno che evidenzia una riduzione del tempo impiegato per la pausa pranzo, gran parte dei lavoratori non riuscirebbero comunque a rinunciare alla pausa pranzo quale giusto equilibrio tra lavoro e tempo libero.

In Italia il diritto ad una pausa giornaliera è riconosciuto dall’articolo 8 del Decreto Legislativo n. 66 del 2003 a fronte di un orario di lavoro superiore alle 6 ore giornaliere, per cui la determinazione e i limiti di durata sono riservati alla contrattazione collettiva.

In difetto di disciplina collettiva, infatti, è comunque prevista l’impossibilità per il lavoratore di rinunciare alla pausa.

L’intento del legislatore era quello di assicurare al lavoratore il recupero delle energie psico-fisiche con un riposo che potesse spezzare la continuità di un lavoro ripetitivo e monotono;

È pur vero però che nei primi anni del 2000, probabilmente nessuno avrebbe immaginato che la pausa pranzo sarebbe diventata un optional.

Cosa ne sarà della pausa pranzo a lavoro?

Dietro le quinte di una società multitasking, è ancora più difficile immaginare gli sviluppi che il futuro ci riserva.

Come tanti fatti che riguardano il mondo del lavoro, anche il pranzo ha risentito dell’impatto della tecnologia.

Basti pensare che difficilmente quando si pranza da soli, si è in grado di impiegare il tempo libero in silenzio o sfogliando le pagine di un libro.

Gran parte delle volte, il tempo scorre mentre ci si perde a guardare i propri dispositivi elettronici piuttosto che a lasciar scorrere i propri pensieri.

L’idea che la pausa pranzo stia scomparendo ci fa capire come l’evoluzione abbia un grande impatto anche su quei fatti umani da sempre considerati come imprescindibili.

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