Scioperare con il lavoro

Quest’anno ricorre il centenario della nascita di Danilo Dolci, sociologo, educatore, poeta e attivista non violento, che nel 1956 organizzò nelle campagne di Partinico (PA) quello che passò alla storia come lo “sciopero alla rovescia”: un gruppo di braccianti disoccupati, guidati da Danilo, si organizzarono per riparare una vecchia trazzera che era lasciata all’incuria dall’amministrazione pubblica. La polizia trasse in arresto alcuni manifestanti, tra cui lo stesso Dolci, accusati di occupazione di suolo pubblico e resistenza a pubblico ufficiale.  Poco prima di essere arrestato, al commissario di polizia intervenuto sul posto nel tentativo di bloccare quella pacifica manifestazione, Danilo rispose: “il lavoro non è solo un diritto, ma per l’articolo 4 della Costituzione un dovere: che sarebbe stato, era ovvio, un assassinio non garantire alle persone il lavoro, secondo lo spirito della Costituzione”.

Il processo che ne scaturì è narrato in un libro-documento di Danilo Dolci, dal titolo emblematico: Processo all’articolo 4, edito da Sellerio (dal quale ho tratto i virgolettati riportati in questo contributo). In quel processo non finirono alla sbarra solo dei manifestanti accusati di aver turbato l’ordine pubblico, ma vi finì anche la nostra Costituzione, come magistralmente evidenzia Pietro Calamandrei, in una delle più appassionate lezioni di diritto del lavoro che io abbia mai letto, nell’arringa difensiva di quel processo: “La nostra Costituzione è piena di queste grandi parole preannunciatrici del futuro: «pari dignità sociale»; «rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona umana»; «Repubblica fondata sul lavoro»; «diritto al lavoro»; «condizioni che rendano effettivo questo diritto»; assicurata ad ogni lavoratore e alla sua famiglia «una esistenza libera e dignitosa» (…).”.   Queste promesse della nostra Costituzione, secondo Calamandrei, divennero la “tavolozza di salvezza” a cui quei manifestanti si erano attaccati come naufraghi, chiedendo, con la loro pacifica manifestazione, che tali promesse venissero rispettate dalla Repubblica.

Per chi fosse curioso delle vicende che ho qui accennato, consiglio vivamente la lettura di Processo all’articolo 4; il lettore attento potrebbe trovare molti spunti interessanti anche per interpretare il nostro tempo.

Mi piace oggi ricordare quegli episodi, accaduti nella terra dove sono cresciuto, dopo l’intervento del Capo dello Stato che ci rammenta il sacrosanto diritto di manifestare pacificamente le proprie idee.

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