Nell’era della tecnologia intelligente, dello smartworking e della diffusione di stili di vita nomadi che consentono di viaggiare e lavorare senza dover fare e disfare le valigie, la nuova tendenza che si fa strada nel mondo del lavoro segue l’hashtag “quiet vacationing”.
A farsi portavoce del trend, ancora una volta, la Generazione Zeta e i Millenials.
L’obiettivo: concedersi una vacanza senza dover chiedere ufficialmente le ferie al capo.
Così come il quiet quitting, tendenza diffusasi su Tik Tok soltanto qualche mese fa, anche il quiet vacationing sembra idealizzare il concetto di origine britannica “work is not your life” (il lavoro non è la tua vita) facendo leva su un’idea del lavoro completamente slegata dagli schemi tradizionali, collocandolo al di là dei confini geografici.
Il lavoro a distanza, sebbene stia acquisendo il suo pieno sviluppo soltanto da pochi anni, ha ormai un ruolo fondamentale nella vita di molti, non solo perché ha aperto le porte a nuovi spazi di autonomia, ma perché offre una valida alternativa al lavoro d’ufficio.
Non è difficile allora, immaginare come si evolveranno in futuro molteplici forme di lavoro.
A parlarne è Karla L. Miller nel suo articolo pubblicato per il Washington Post.
L’autrice esamina il fenomeno del “quiet vacationing” sotto una luce pressoché critica, sottolineando le ragioni che spingono le nuove generazioni ad abbracciare stili di vita e di lavoro diversi da quelli sostenuti dai propri genitori.
Per i nati tra gli anni ’60 e ’70, i c.d. Boomers e Baby Boomers, sembrava piuttosto impensabile anche solo l’idea di lavorare all’interno delle proprie mura domestiche, eppure, da allora, tanti passi sono stati fatti e innumerevoli sono, oggi, le prospettive di flessibilità e innovazione che il mondo del lavoro offre ai giovani.
Generazioni a confronto
Il problema di fondo, scrive Miller, è di tipo generazionale.
La generazione dei Millenials è entrata a far parte della forza lavoro nel pieno della fase tecnologica, dove il “multitasking” e la possibilità di “lavorare 24 ore su 24” hanno fatto da sfondo al diffondersi di nuovi ideali.
I giovani sono alla costante ricerca di un equilibrio interiore, di una vita più sana e di un’identità sociale anche al di fuori del proprio lavoro.
Addio al tradizionale lavoro in ufficio
La pandemia, poi, ha contribuito a diffondere l’idea del qui ed ora (hic et nunc), favorendo la nascita di nuove aspettative verso sè stessi e verso gli altri e cambiando per sempre l’idea del lavoro così come vissuta fino a quel momento, ora orientata al benessere e alla salute mentale.
L’ufficio tradizionale, pensato come luogo materiale di lavoro e di condivisione, ha lasciato spazio a forme più flessibili, ad ambienti open-space e a spazi virtuali raggiungibili da qualsiasi parte nel mondo con un solo click.
Come afferma Miller, concedersi una vacanza non è più un problema.
Se poi il lavoro consente di spostarsi senza comunicarlo al proprio capo, a maggior ragione.
Ma siamo sicuri che viaggiare e rimanere connessi non rischi di compromettere la produttività e il rapporto di fiducia che l’azienda ripone sui propri lavoratori?
Da questa prospettiva è comprensibile pensare che non sia facile per un datore di lavoro elaborare la notizia che i propri dipendenti si trovino in giro per il mondo a sorseggiare un drink tra una call di lavoro e un’altra o, come cita la Miller, con le dita dei piedi sotto la sabbia.
Senza pensare, inoltre, che le nuove tecnologie permettono oggi di posticipare l’invio delle e-mail (dando l’impressione di stare svolgendo un lavoro straordinario) o di apparire sempre disponibili all’interno delle piattaforme utilizzate per connettersi al proprio team di lavoro.
E’ pur vero, tuttavia, che se il lavoratore ha bisogno di concedersi una vacanza senza dirlo al proprio capo, è possibile che sia da rivedere il valore dato al tempo libero in azienda, comprendere lo stato di salute dei propri dipendenti (si veda il burnout) e le ragioni legate al rischio di un rifiuto delle ferie.
Il futuro del lavoro tra flessibilità e multitasking
Certo è, che ogni piccola conquista verso maggiori forme di flessibilità sta ormai cambiando per sempre il volto del lavoro.
Tante e diverse sono le prospettive che si affacciano al progresso, basti pensare alla velocità con cui l’intelligenza artificiale si stia dirigendo verso scenari finora inesplorati.
In un contesto in cui è possibile rimanere connessi e svolgere più attività contemporaneamente, va da sé immaginare il lavoro e la vita privata come parti dello stesso disegno, e la generazione Z sembra ormai pronta a delinearne nuovi spazi di libertà e immaginazione.
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