L’integrità della posizione contributiva è un diritto

L’omissione dei versamenti è causa di danni. Con l’ordinanza n. 11730 del 2 maggio 2024 la Corte di Cassazione si è espressa in materia previdenziale in merito all’accertamento della contribuzione versata dal datore di lavoro.

Su questo tema, proprio di recente, un’altra sentenza dei magistrati aveva stabilito il pieno diritto alla contribuzione e alla verifica dei versamenti.

In questo caso il ricorrente aveva chiesto fosse accertato il diritto alla retribuzione e ai relativi contributi previdenziali versati dal datore di lavoro.

L’attività formalmente prestata a tempo parziale (50%) era stata sostanzialmente svolta a tempo pieno. Il periodo considerato, un anno, tra i mesi di dicembre 2007 e dicembre 2008. Il datore di lavoro una società privata.

Al centro del ricorso, la richiesta che venisse accertata la violazione delle norme in materia contributiva. In particolare l’articolo 38 della Costituzione e l’articolo 2116 C.C. sanciscono il diritto del lavoratore a ottenere la regolarizzazione della propria posizione contributiva, insieme all’obbligo del datore di lavoro di provvedere ai versamenti dovuti.

A parere della Corte, il motivo del ricorso risultava fondato. “Il lavoratore avrebbe diritto di agire nei confronti del datore di lavoro per l’accertamento dell’omissione contributiva prima ancora del maturare di qualsiasi danno previdenziale (legato in questo caso alla prescrizione della contribuzione e alla mancata erogazione della prestazione)” scrivono i giudici.

“L’omissione infatti produrrebbe un doppio pregiudizio in capo al prestatore di lavoro- viene sottolineato –  sia derivante dalla ‘perdita totale o parziale della prestazione pensionistica sia dalla necessità di ottenere un beneficio economico corrispondente alla pensione attraverso una previdenza sostitutiva’”.

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