No al licenziamento ritorsivo

Nuova sentenza della Cassazione a tutela dei ‘whistleblowers’.

La sentenza n.12688  del 9 maggio scorso è entrata nel merito licenziamento di un lavoratore ‘whistleblower’.

Il termine indica chi denuncia le violazioni sul lavoro di norme nazionali o comunitarie: ‘il segnalante’.

Il dipendente, con un ruolo CFO in azienda, era stato licenziato in tronco. Secondo la società per giusta causa.

Una tesi questa, sostenuta dal Tribunale e dalla Corte d’appello in difesa della scelta della società di licenziare il lavoratore in tronco.

La Corte di Cassazione, al terzo grado di contenzioso, riconosceva il provvedimento come ritorsivo.

Il dipendente aveva infatti denunciato presunte violazioni da parte dei vertici aziendali sia all’Anac che alla Procura della Corte dei Conti e il suo comportamento in azienda era stato ritenuto fastidioso.

La Cassazione, esaminando gli elementi di fatto, definisce la motivazione della sentenza in ordine alla sussistenza della giusta causa “generica, carente e contraddittoria” e l’atteggiamento del Tribunale di secondo grado “sbrigativo nell’analizzare il possibile carattere ritorsivo del licenziamento”.

Grazie alla possibilità di segnalare violazioni, i ‘whistleblowers’ possono  combattere violazioni di legge e corruzione. Spioni a fini di bene.

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