Lavoro, l’occupazione è ferma secondo un rapporto Inapp

La fotografia del mercato del lavoro tra il 2011 e il 2022 propone un’immagine a luci ed ombre. È quanto emerge dall’ultimo Rapporto Plus presentato a Roma dall’Inapp nel corso di un convegno.

Il confronto temporale evidenzia una forte staticità delle condizioni occupazionali: il 98,9% degli occupati nel 2021 permane in occupazione a distanza di un anno, oltre 13 punti percentuali in più rispetto a quanto si registra osservando le transizioni tra il 2010-2011 (86,5%).

Allo stesso tempo coloro che permangono nella disoccupazione a distanza di dodici mesi passano dal 58,4% del 2010-11 al 94,5% del 2021-22. Inoltre, se nel biennio 2010-11 il 10,6% degli inattivi o studenti accedeva al mercato lavoro, a distanza di un decennio questa quota scende allo 0,4%.

Il tempo di ricerca di un’occupazione tra gli inoccupati si riduce significativamente tra il 2011 e il 2022, specialmente tra i giovani e gli under 50. Se i 18-29enni nel 2011 attendevano in media oltre 22 mesi per trovare un’occupazione, nel 2022 questa sospensione dall’occupazione si riduce di due terzi attestandosi a 7 mesi. Una riduzione simile interessa anche i 30-49enni anche se con intensità minori specialmente per la componente maschile (da 30 a 24 mesi per gli uomini e da 44 a 12 mesi per le donne).

Questo segnale di dinamicità del mercato del lavoro si associa però anche a un significativo aumento di chi ha un titolo terziario tra la popolazione disoccupata e inoccupata: nel periodo osservato, tra i disoccupati la quota di laureati si incrementa di quasi 8 punti percentuali (rispettivamente 9,2% e 17%), mentre tra gli inoccupati la quota addirittura più che raddoppia passando dal 12,8% al 27,9%.

L’osservazione dell’andamento dei salari suggerisce uno scenario simile. Le lavoratrici che accedono al mercato del lavoro per la prima volta nel 2022 registrano, rispetto al 2011, un incremento medio della remunerazione pari al 23,4%, incremento che porta, tra le donne alla prima occupazione, la quota di coloro con un salario netto annuo inferiore a 8.000 euro al 15,6% rispetto al 39,2% del 2011.

Allo stesso tempo però la componente maschile paga una forte staticità: la condizione retributiva media dei lavoratori che accedono per la prima volta al mercato del lavoro nel 2022 è addirittura inferiore, seppur di poco, a quella registrata nel 2011 (-1,8%).

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