In Italia il gap tra i disoccupati e gli occupati è più accentuato rispetto alla media dei Paesi europei ma la distanza con l’Europa si riduce tra coloro che svolgono lavori ad alta qualifica. Lo rileva l’Istat nel report ‘La formazione degli adulti’ relativo all’anno 2022 che evidenzia alcuni aspetti relativi agli ambiti occupazionali.
Dati alla mano, rispetto alla formazione, tra i dirigenti, imprenditori e liberi professionisti, l’incidenza di partecipazione in Italia è pari al 63,1%, valore di 5,6 punti percentuali inferiore alla media europea (68,7%).
Secondo le analisi Istat, la condizione occupazionale influisce sulla partecipazione all’apprendimento continuo: i disoccupati (18-74 anni) accedono in misura decisamente minore alle attività formative (20,5%) rispetto agli occupati (44,1%), così come gli occupati in professioni a bassa qualifica rispetto a chi svolge professioni più qualificate (62,6% per dirigenti, imprenditori e liberi professionisti contro il 24,6% per lavoratori a bassa qualifica).
L’Indagine sulla formazione degli adulti (Adult Education Survey) viene svolta periodicamente da tutti i Paesi dell’Unione europea – in base a specifici regolamenti che ne definiscono contenuti e modalità di rilevazione – e rappresenta una delle fonti principali di dati sulla partecipazione degli adulti ad attività di istruzione e formazione.
I dati a livello internazionale sulla formazione
In generale invece il confronto internazionale mostra che nel 2022, poco più di un terzo degli individui tra i 25 e i 64 anni ha partecipato ad attività di istruzione e formazione. Il tasso di partecipazione italiano è più basso di quello medio europeo di quasi 11 punti percentuali.
I dati negativi riguarderebbero invece i più giovani, sempre secondo i documenti forniti oggi dall’Istat.
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