Vuoi diventare Angelina Jolie o mostrare al mondo un attacco alieno?
Sì, lo puoi fare. Lo fa la tecnologia mischiando i pixel con la pratica collaudata del copia, taglia e cuci. E soprattutto modifica. Un grande falso che sembra vero. Un grande pericolo per l’informazione. Una grande minaccia per l’educazione. È il fenomeno “deep fake o anche deepfake, senza spazi, “l’ultima crisi morale di internet” secondo una definizione trovata (e copiata) per l’appunto in rete.
Al centro di tutto software e algoritmi di “deep learning” progettati per leggere le caratteristiche fisiche e di comportamento di prototipi e persone. Fase due, riprodurre video e registrazioni audio.
False ma realistiche. Un falso vero.
Se hanno spopolato un discorso di Hitler o la foto di un neonato migrante nel bel mezzo del blu dell’oceano, tra quello che va forte c’è anche il porno.
Pagine specializzate sulle reti e film con immagini rubate in Internet a star e celebrità che alla fine si ritrovano al centro di scene hard. Ma non lo sanno.
Eppure tempo fa all’Università della California del Sud tutto era iniziato pacificamente.
L’ obiettivo, almeno quello dichiarato, era dare più efficacia a assistenti virtuali e avatar.
Invece lo scenario si è complicato. Lotta al falso, al revenge porn, alle fake news? C’è di mezzo la democrazia.
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